Al via il Sinodo sulla sinodalità, il Papa: “La Chiesa non si lascia dettare l’agenda dal mondo”

4 ottobre 2023 | 10:48
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Al via il Sinodo sulla sinodalità, il Papa: “La Chiesa non si lascia dettare l’agenda dal mondo”

Il Papa dà l’avvio al Sinodo sulla sinodalità rispondendo alle critiche e alle paure di alcuni prelati: “La Chiesa ha bisogno di purificazione. Questo non è un parlamento, qui non si ragiona con i calcoli politici”

Città del Vaticano – Una Chiesa che ascolta, che “non si lascia dettare l’agenda dal mondo” e che “ha Dio al centro e che, perciò, non si divide all’interno e non è mai aspra all’esterno”. Questa la Chiesa che sogna Papa Francesco e per cui lavorerà, assieme ad altre 464 persone, durante la XVI Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi. Un’assemblea iniziata questa mattina con la tradizionale messa.

In una piazza San Pietro gremita da 25mila fedeli (secondo le stime della Santa Sede), il Pontefice presiede la Messa di San Francesco d’Assisi assieme ai 21 cardinali creati sabato scorso (leggi qui). E, commentando il brano evangelico di questa giornata di festa per la Chiesa (cfr. Mt 11,25), il Papa si rivolge direttamente ai Vescovi e ai Cardinali che, alla vigilia di questo Sinodo, avevano espresso diverse preoccupazioni (leggi qui): “Non ci serve uno sguardo immanente, fatto di strategie umane, calcoli politici o battaglie ideologiche. Non siamo qui per portare avanti una riunione parlamentare o un piano di riforme. No. Siamo qui per camminare insieme con lo sguardo di Gesù, che benedice il Padre e accoglie quanti sono affaticati e oppressi”, ammonisce il Santo Padre, ribadendo per l’ennesima volta che il Sinodo “non è un parlamento”.

“Lo sguardo benedicente di Gesù – sprona il Papa – ci invita a essere una Chiesa che non affronta le sfide e i problemi di oggi con uno spirito divisivo e conflittuale. Non vogliamo glorie terrene, non vogliamo farci belli agli occhi del mondo, ma raggiungerlo con la consolazione del Vangelo, per testimoniare meglio, e a tutti, l’amore infinito di Dio”.

Cita poi Benedetto XVI, che parlando a un’Assemblea sinodale interrogò così i presenti: “La questione per noi è: Dio ha parlato, ha veramente rotto il grande silenzio, si è mostrato, ma come possiamo far arrivare questa realtà all’uomo di oggi, affinché diventi salvezza?”. Secondo Bergoglio, “questa è la domanda fondamentale. E questo è il compito primario del Sinodo: ricentrare il nostro sguardo su Dio, per essere una Chiesa che guarda con misericordia l’umanità”.

E, rispondendo alle varie correnti pro e contro questo Sinodo, tuona: “Una Chiesa unita e fraterna, che ascolta e dialoga; una Chiesa che benedice e incoraggia, che aiuta chi cerca il Signore, che scuote beneficamente gli indifferenti, che avvia percorsi per iniziare le persone alla bellezza della fede. Una Chiesa che ha Dio al centro e che, perciò, non si divide all’interno e non è mai aspra all’esterno. Così Gesù vuole la Chiesa, la sua Sposa”.

Una Sposa che, come Cristo, si rivolge “ai più deboli, i sofferenti, gli scartati”. “Anche noi” tuona ancora – dobbiamo “essere una Chiesa ospitale non con le porte chiuse. In un tempo complesso come il nostro, emergono sfide culturali e pastorali nuove, che richiedono un atteggiamento interiore cordiale e gentile, per poterci confrontare senza paura”.

Tante le sfide che aspettano la Chiesa, chiamata con questo Sinodo ad un nuovo “aggiornamento”, ma il Ponterfice mette in guardia da alcune tentazioni che lui stesso definisce “pericolose”. Quali? “Essere una Chiesa rigida, che si arma contro il mondo e guarda all’indietro; di essere una Chiesa tiepida, che si arrende alle mode del mondo; di essere una Chiesa stanca, ripiegata su sé stessa”. A braccio ricorda San Francesco, che si è spogliato di tutto: “: Com’è difficile questa spoliazione interiore ed esteriore, anche nelle Istituzioni”. Ricorda che il Crocifisso parlò al poverello d’Assisi dicendo: “Va’ e ripara la mia chiesa”. Il Sinodo, ammonisce il Papa, “serve a ricordarci questo: la nostra Madre Chiesa ha sempre bisogno di purificazione, di essere “riparata”, perché noi tutti siamo un Popolo di peccatori perdonati, ambe due le cose”.

Francesco di Assisi, aggiunge, “in un tempo di grandi lotte e divisioni, tra il potere temporale e quello religioso, tra la Chiesa istituzionale e le correnti eretiche, tra i cristiani e altri credenti, non criticò e non si scagliò contro nessuno, imbracciando solo le armi del Vangelo: l’umiltà e l’unità, la preghiera e la carità. Facciamo anche noi così!”. E conclude: “Se il Popolo santo di Dio con i suoi pastori, da ogni parte del mondo, nutre attese, speranze e pure qualche paura sul Sinodo che iniziamo, ricordiamo ancora che esso non è un raduno politico, ma una convocazione nello Spirito; non un parlamento polarizzato, ma un luogo di grazia e di comunione. Il protagonista è lo Spirito Santo. E con Lui camminiamo, nella fiducia e con gioia”. (foto © Vatican Media)

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