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Maricetta Tirrito in carcere, tra accuse pesanti e sciopero della fame. A che punto è la vicenda

16 dicembre 2023 | 16:19
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Maricetta Tirrito in carcere, tra accuse pesanti e sciopero della fame. A che punto è la vicenda

Cohousing ad Ardea nella bufera, Tirrito nel carcere di Rebibbia. La difesa chiede i domiciliari, il Gip esclude l’omicidio con dolo, ma resta in piedi il castello accusatorio

Le accuse sono pesantissime: aver raggirato anziani in una struttura di cohousing ad Ardea, aver utilizzato decine di migliaia di euro anche per viaggi personali e operazioni chirurgiche, aver tenuto gli anziani in condizioni igieniche inappropriate (leggi qui). Maricetta Tirrito, reclusa nel carcere di Rebibbia, si difende dalle accuse sostenendo che le sue azioni fossero “conosciute e autorizzate dai familiari delle vittime”. L’indagata, interrogata in carcere, ha scelto di non rispondere, ma ha fornito dichiarazioni spontanee, descrivendo la situazione come una “montatura” per colpire le sue iniziative sociali e politiche.

Il dettaglio delle accuse

Le indagini della polizia, tuttavia, delineano un quadro inquietante. Tirrito, nota per il suo impegno contro la violenza sulle donne e in campo antimafia, è accusata di essersi appropriata di circa 385mila euro, destinando i fondi a scopi personali e alle sue attività.
La metodologia impiegata per svuotare i conti correnti degli anziani ospitati nella struttura “Silver” includeva – secondo gli inquirenti – la collaborazione di complici, tra cui un medico di Ardea e altri individui che facilitavano l’intestazione di abitazioni e l’utilizzo di deleghe e procure false.

Collaboravano con Tirrito per farle intestare abitazioni con deleghe e procure false con le firme degli anziani, ai quali sarebbero persino stati iniettati tranquillanti per neutralizzarne qualsiasi reazione. Ad uno di loro, secondo l’accusa, è stato addirittura svuotato di mobili e televisioni l’appartamento ad Anzio.

Lo stato attuale della vicenda

Il caso giudiziario ha registrato un primo passo importante quando il gip ha escluso l’accusa più pesante, quella di omicidio con dolo, per la morte in ospedale di uno degli anziani. Restano però in piedi tutte le altre accuse. L’avvocato di Tirrito, Emanuele Fierimonte, si è dichiarato fiducioso nell’ottenere per la sua assistita una misura cautelare meno afflittiva, come gli arresti domiciliari. Ma per questo bisognerà aspettare almeno lunedì.

Intanto, l’accusata principale – portavoce del Co.G.I (Comitato collaboratori di Giustizia) e presidente del Laboratorio Una donna” contro la violenza di genere – ha iniziato uno sciopero della fame e della sete, denunciando un presunto “attacco politico” e “minacce in carcere”. La situazione rimane complessa, con la Tirrito che respinge le accuse e la giustizia che procede nel suo corso.

Come prevede la Legge Cartabia (decreto legislativo 188 del 2021), per dovere di cronaca e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.

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