Porto turistico a Fiumicino e Zenith, quando Golia… stritola Davide

23 novembre 2019 | 06:30
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Porto turistico a Fiumicino e Zenith, quando Golia… stritola Davide

Demolito, in nome di un interesse superiore, il chiosco Zenith che dava lavoro a tre famiglie. Ma il cantiere è fermo da anni.

Fiumicino – Il caso Zenith è un paradigma italiano. Nel Belpaese infatti siamo (purtroppo) assuefatti alle opere pubbliche che vengono annunciate, si iniziano i lavori, e poi per lungo tempo non accade più nulla. A volte neanche vengono più fatte, lasciando dietro di sé cumuli di cantieri sfatti. Accade anche a Fiumicino. Con il porto turistico – caso più eclatante – o con il ponte della Scafa, il viadotto di via dell’aeroporto.

Ciò che non sempre si vede, è il danno collaterale che ne deriva. Per fare determinate opere, infatti, in nome di un superiore interesse pubblico vengono espropriate intere aree, vengono ritirate concessioni, cambiate le carte in tavola.

Certo, se “l’interesse superiore” è concretizzare un’opera pubblica, il principio ha motivo di essere. Ma se poi non accade nulla, come la mettiamo?

E’ la storia di Davide Sabatini, titolare della concessione dello Zenith, verso Fiumara Grande. Nel settembre del 2017 ha subito, ad opera del Comune di Fiumicino, la demolizione del chiosco (leggi qui). Ciò ha causato la perdita del lavoro di tre famiglie. Ad oggi, però, non solo non è stato fatto il porto, ma quell’area non è nemmeno stata interessata dai lavori e versa nell’abbandono più totale,

Ma vediamo punto per punto come si arriva a questi paradossi

LA STORIA

In data 2.2.2010 la Regione Lazio rilasciava alla società I.P. – Iniziative Portuali Porto Romano S.r.l. la concessione demaniale marittima avente ad oggetto: “la costruzione e la gestione per un totale di 90 anni del Porto Turistico di Fiumicino in località Isola Sacra con annesse strutture turistiche-ricettive, abitative, commerciali, ludico-sportive e servizi”; il progetto riguardava una superficie complessiva di mq. 1.042.900 di cui mq 988.094 di specchio acqueo e mq 54.806 di area a terra, che a seguito della realizzazione dell’intervento dovevano diventare mq. 774.000 di specchio acqueo e mq 268.900 di area a terra;

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In dipendenza della realizzazione del Porto Turistico e, pertanto, del sopravvenuto interesse pubblico il Comune di Fiumicino provvedeva ai sensi dell’art. 42 C.N. a revocare le concessioni precedentemente in essere, ivi compresa quella dello “Zenith” per motivi di pubblico interesse contenuti nell’Accordo di Programma sottoscritto in data 17 dicembre 2009 dal Comune di Fiumicino, dalla Regione Lazio, dalla Capitaneria di Porto di Fiumicino, dal Ministero delle Infrastrutture e Trasporti – Ufficio Opere Marittime e successivamente ratificato con deliberazione del consiglio comunale n.2 del 13 gennaio 2010” e sostanzialmente al fine di consentire la realizzazione del porto turistico. Il provvedimento in sé non era quindi contestabile, e aveva la sua base sulla necessità di liberare le aree destinate alla costruzione del porto turistico.

La concessionaria I.P. provvedeva a recintare l’area di cantiere interessata dai lavori per la realizzazione delle opere, (ma non ricomprendeva l’area comprendente il Chiosco Zenith), e a dare inizio in particolare alla realizzazione della banchina di sopraflutto,

A seguito delle riscontrate gravi difformità delle prime eseguite opere del porto rispetto alle previsioni di progetto e delle ulteriori anomalie emerse e relative ai rapporti con le società subappaltatrici e con l’Amministrazione, veniva disposta un’inchiesta da parte della Procura della Repubblica di Civitavecchia nell’ambito della quale si procedeva a sottoporre l’intera area a sequestro giudiziario per il periodo dal 14.11.2012 al 3.12.2013, Da li una serie infinita di controversie giuridico-amministrative hanno portato alla paralisi del progetto. L’opera non è mai stata realizzata.

sgombero zenith fiumicino

E qui arriva il caso-Zenith, preso in carico dallo studio legale dell’avvocato Ilaria Magliulo.

Il caso Zenith

“In danno allo Zenith – spiega l’avvocato Magliulo – possiamo rilevare una situazione di illegittimità che si è determinata dal blocco dell’attività per ben sette anni, data del rilascio del titolo concessorio per la realizzazione del porto turistico in dispregio di tutti gli obblighi derivanti dallo stesso;
ad oggi, pertanto è stato soltanto pregiudicato l’esercizio di attività fiorenti sul litorale, tra le quali anche quella del chiosco Zenith, a fronte di un paventato raggiungimento di un superiore interesse pubblico mai realizzato;

Una richiesta avanzata al Comune di Fiumicino, tesa ad ottenere l’autorizzazione a mantenere l’attività (comprendente come detto anche 3 lavoratori assunto a tempo indeterminato), sino alla eventuale ripresa dei lavori per la costruzione del porto, ha ottenuto solamente dinieghi e interventi repressivi”.

Insomma, il ragionamento è chiaro, e oltre che giuridico è sociale: in un momento in cui si fa fatica a trovare lavoro, scegliere di ostacolare un’attività che da lavoro a diverse famiglie, in un’area peraltro degradata, appare discutibile. Carte alla mano sarà certamente un’azione corretta, ma lo status generale della situazione avrebbe forse suggerito soluzioni diverse, seppur temporanee, magari con una deroga fino all’inizio effettivo dei lavori del nuovo porto.

zenith demolito

“Per quanto riguarda l’attività di demolizione intrapresa dal Comune di Fiumicino in data 29.11.2018 -sottolinea il legale -, deve rilevarsi che la stessa non è stata preceduta dalla prevista ingiunzione di sgombero che il Comune avrebbe dovuto emanare ai sensi dell’art. 54 del Codice della Navigazione, derivando da tale omissione che tutti i danni eventualmente arrecati durante l’opera di demolizione potrebbero essere oggetto di richiesta di risarcimento alle Autorità competenti”.

Giuridicamente parlando, infatti, l’atto di revoca emanato a suo tempo dall’Amministrazione comunale infatti non può sostituirsi alle procedure previste dal Codice, ma semplicemente conferisce all’occupante fino alla data della revoca regolarmente autorizzato, la qualifica di occupante abusivo.

Una storia tutta italiana, fatta di ritardi, inaugurazioni, inchieste, blocco lavori, abbandono e degrado. Un tritatutto all’interno del quale, alla fine, ci finiscono i più deboli, come lo Zenith.

Allo stato attuale l’area in cui insisteva il chiosco Zenith è tuttora abbandonata e non recintata. L’estate scorsa avrebbe potuto dare lavoro alle famiglie che in precedenza avevano trovato lì l’impiego. Insomma, stavolta Davide non ce l’ha fatta a vincere contro il gigante Golia. Ma tant’è.