L'intervista

“Se noi smettiamo di coltivare, voi smettete di mangiare”: intervista a Rosario Carnevale, referente della “protesta dei trattori”

7 febbraio 2024 | 15:06
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“Se noi smettiamo di coltivare, voi smettete di mangiare”: intervista a Rosario Carnevale, referente della “protesta dei trattori”

Abbiamo raggiunto un produttore in presidio sull’Aurelia che ha rimarcato i motivi della protesta, puntando i riflettori sui rischi a cui tutto il settore alimentare andrà incontro

Fiumicino, 7 febbraio 2024 – Avanti, senza sosta, per veder riconosciuti i propri diritti: prosegue la protesta degli agricoltori in presidio sull’Aurelia con i propri trattori. La manifestazione, statica ora, ma che ha visto la sfilata delle macchine agricole (leggi qui) nel pomeriggio di lunedì, sta proseguendo ad oltranza finché i produttori del settore non saranno ascoltati:Chiude l’agricoltura, che cosa mangiamo?”, questo il grido di quanti sono lì presenti per far sentire la loro voce. Un appello che chiede di poter svolgere il proprio lavoro, con la dignità che merita.

Per entrare nel cuore della protesta e capire le ragioni di chi si sta battendo, il faroonline.it ha intervistato Rosario Carnevale, produttore di latte, presente al presidio ed uno dei referenti del movimento spontaneo della “protesta dei trattori” messa in atto dagli agricoltori e dai produttori del litorale nord.

L’intervista

La rabbia degli agricoltori dilaga in tutta Europa e tutta Italia. Ed alle manifestazioni non è mancata l’adesione degli agricoltori locali. Quanti siete a manifestare e perché lo fate?

“La nostra è un’iniziativa spontanea che riunisce agricoltori e produttori delle zone di Torrimpietra, Anguillara, Tragliatella, Testa di Lepre… un po’ tutta la fascia dell’Aurelia. Ma ci facciamo portavoce di quanti, come noi, non ne possono più di una situazione ormai diventata insostenibile – spiega Rosario Carnevale -.  Oggi siamo circa una cinquantina di trattori e con questo presidio portiamo avanti una battaglia per tutelarci e vedere riconosciuti i frutti del nostro lavoro.

Perché manifestiamo? Perché non vogliamo essere strumentalizzati dalle multinazionali e chiediamo il giusto prezzo per i nostri prodotti. Secondo gli ultimi dati Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare) nel 2023 il costo di produzione del latte era di 0,63 centesimi, ma a noi ne arrivano solo 0,55. Ora, dal 1° gennaio 2024, ricevo solo 0,50 centesimi. Questo perché nessuno si interessa di quanto spendiamo per produrre e quanto poco guadagniamo dalla vendita dei nostri prodotti. La cosa peggiore è che tutto questo non si ripercuote solo su di noi, ma anche sul consumatore che è arrivato a pagare un litro di latte più di 2 euro. 

Il vostro appello, quindi, non si rivolge solo alle Istituzioni…

Con queste rimostranze, stiamo cercando di scuotere le coscienze dei governi ma anche quelle dell’opinione pubblica. Tutti devono rendersi conto di quali siano i rischi se si prosegue su questa linea. Se l’agricoltura chiude, che cosa mangiamo? Se l’agricoltura si fermerà he cosa arriverà sulle nostre tavole? Farina di grilli, carne sintetica, latte non prodotto dalle mucche ed altri alimenti chimici. Non possiamo rassegnarci a mangiare prodotti di fabbrica… La situazione è critica per noi agricoltori, ma anche per i consumatori: dobbiamo riflettere tutti seriamente su cosa stiamo andando incontro. 

Per quanto andrà avanti il vostro presidio?

Noi oggi puntiamo i piedi e saremo qui finché non verremmo ascoltati – conclude Carnevale -. Stiamo ricevendo supporto da molte personalità locali, come la Farmacia sociale Salvo D’Acquisto di Palidoro (leggi qui) e i cittadini, ma abbiamo bisogno del sostegno di tutti. Quello che stiamo cercando di far capire è che a noi non servono i fondi stanziati dal Governo per alleviare i disagi. L’agricoltura ha bisogno di altro, e lo ribadiamo: vogliamo il giusto prezzo per i nostri prodotti, non vogliamo i contributi. Preferiamo che tali soldi vengano dati a chi ne ha veramente bisogno. Nel mentre, abbiamo chiesto un incontro alle istituzioni locali e saremo qui, ad oltranza , per far sentire la nostra voce. 

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