Attentato al Parco del Circeo, i dubbi degli inquirenti

27 settembre 2019 | 14:01
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Attentato al Parco del Circeo, i dubbi degli inquirenti

Secondo gli inquirenti c’è la possibilità che il responsabile dell’attentato non abbia agito da solo, quantomeno per il trasporto delle taniche di benzina.

Sabaudia e San Felice Circeo – Non è ancora chiuso il caso dell’attentato al Parco Nazionale del Circeo (Leggi qui)Tra  quanto raccontato, in sede di interrogatorio, dall’uomo arrestato in qualità di responsabile (Leggi qui)e quanto captato tramite le intercettazioni telefoniche ed ambientali sarebbero emerse delle contraddizioni che gettano nuove ombre sulla vicenda.

A evidenziarlo, anche l‘ordinanza applicativa della misura cautela in carcere nei confronti del 67enne emessa dal gip – giudice per le indagini preliminari – Giorgia Castriota.

L’uomo, indagato ora per tentato incendio, detenzione abusiva di munizioni e minaccia aggravata a pubblico ufficiale, si era presentato spontaneamente agli inizi di settembre per confessare di essere lui il responsabile dell’attentato, lamentando una condotta persecutoria delle forze dell’ordine nei confronti dell’attività balneare del figlio e, infine, chiarendo di non avere complici, ma di aver agito completamente da solo.

Ed è proprio quest’ultimo aspetto, su cui si sta concentrando il gip: l’uomo potrebbe non aver agito da solo, ma al contrario, ora starebbe cercando di coprire qualcuno, rischiando, così di inquinare le prove acquisite. 

In special modo, esaminando i fatti, il giudice ritiene incompatibile che un uomo di 67 anni, si sia procurato, da solo, 100 litri di liquido infiammabile e che, poi, sempre da solo, lo abbia trasportato, in bicicletta, all’interno del Parco.

Per questo, almeno per quanto riguarda il trasporto delle tre taniche di benzina – e non gasolio-, come si legge nell’ordinanza, è più verosimile che sia stato aiutato da qualcuno.

Oltre a questo, però, per motivare la misura cautelare in carcere il gip ipotizza una spiccata pericolosità sociale dell’uomo, una totale mancanza di freni inibitori, nonché il potenziale pericolo di fuga in Portogallo.

In merito a quest’ultimo punto, ieri, l’uomo, durante l’interrogatorio di garanzia davanti al gip, al sostituto procuratore e ai suoi avvocati difensori, avrebbe affermato di non essere intenzionato a fuggire, ma di volersi recare in Portogallo per ragioni di natura economica e di aver in mente questo viaggio già da tempo, prima ancora di compiere l’attentato.

Per il resto, invece, ha confermato quanto già detto in sede di interrogatorio: la sua volontà era quella di compiere un gesto eclatante, con eco mediatica, ma non quella di dare effettivamente vita all’incendio.

Ora gli avvocati stanno valutando se presentare ricorso al Riesame o chiedere al gip l’applicazione di una misura meno afflittiva.

(Il Faro on line)