Il Papa al Laterano: “Nessuno è condannato ad essere per sempre separato da Dio”






Messa nella Cattedrale di Roma in occasione dell’anniversario della dedicazione della basilica di San Giovanni, il Pontefice ai cristiani della Capitale: “Portate una parola di vita e di speranza capace di fecondare i deserti dei cuori”
di FABIO BERETTA
Roma – “Nessuno, per quanto sia ferito dal male, è condannato su questa terra ad essere per sempre separato da Dio. In maniera spesso misteriosa ma reale il Signore apre nei cuori nuovi spiragli, desideri di verità, di bene e di bellezza, che fanno spazio all’evangelizzazione”.
Nel giorno in cui tutta la Chiesa celebra l’anniversario della dedicazione della basilica lateranense, il più antico tempio cristiano del mondo (voluto dall’imperatore Costantino dopo la vittoria su Massenzio), Papa Francesco lascia il Vaticano per celebrare la messa proprio nella Cattedrale di Roma, San Giovanni in Laterano.
Al suo arrivo, prima dell’ingresso nella chiesa del Laterano, per la celebrazione della Santa Messa, il Papa sosta brevemente sul Sagrato presso la lapide commemorativa in onore delle vittime della povertà, dando così inizio ufficialmente alla terza Giornata Mondiale dei Poveri che si articolerà in diversi momenti che culmineranno nella celebrazione della Santa Messa di domenica 17 novembre nella basilica di San Pietro.
Il Pontefice indossa, per la prima volta, una casula cucita dalle suore di un monastero romano il cui decoro riprende la croce dell’abside lateranense, con il battesimo di san Giovanni Battista, la Fenice, la palma con i datteri.
I lettori proclamano la Parola di Dio da un nuovo ambone, realizzato in marmo, riutilizzando un antico pluteo della basilica costantiniana, ha la forma tipica dell’ambone romano; nel prospetto laterale sono riprodotti lo stemma del Santo Padre e quello del cardinale vicario. Per l’ambone, firmato da Arte Poli di Verona, è stato utilizzato lo stesso stile già presente nell’altare e nella cattedra papale.
Durante la celebrazione è esposto, per la prima volta, anche un nuovo crocifisso pensile in lamina dorata, che riprende quello di Nicola di Guardiagrele del 1451. Durante la liturgia anche preghiere rinnovate e una musica di nuova composizione per i testi cantati della Messa.
I brani vengono eseguiti da un coro composto da seminaristi del Pontificio Seminario Romano Maggiore, dell’Almo Collegio Capranica e del Collegio Diocesano Redemptoris Mater, diretti dal maestro Nikolay Bogatzky, organista Giandomenico Piermarini. Ad assistere alla funzione, tra gli altri, anche il sindaco di Roma, Virginia Raggi. Durante l’omelia, Papa Francesco esorta la diocesi a vivere una nuova stagione di evangelizzazione, cogliendo la presenza di Dio in ogni angolo della città di Roma.
Fecondare i deserti dei cuori
Il Papa riflette su tre versetti affinché possano essere “oggetto di meditazione e di preghiera“. Il è indirizzato a tutti, a tutta la comunità diocesana di Roma, ed è tratto dal Salmo responsoriale: “Un fiume e i suoi canali rallegrano la città di Dio”.
Per Bergolio, infatti, i cristiani della Capitale “sono come il fiume che scaturisce dal tempio: portano una Parola di vita e di speranza capace di fecondare i deserti dei cuori”. “L’importante – avverte – è che il corso d’acqua esca dal tempio e si diriga verso terre dall’aspetto ostile“.
Infatti, “la città non può che rallegrarsi quando vede i cristiani diventare annunciatori gioiosi, determinati a condividere con gli altri i tesori della Parola di Dio e a darsi da fare per il bene comune”. Da qui l’invito a tenere orecchio teso per ascoltare il grido dei poveri.
Che la Madre Chiesa di Roma possa sperimentare la consolazione di vedere ancora una volta l’obbedienza e il coraggio dei suoi figli, pieni di entusiasmo per questa nuova stagione di evangelizzazione. Incontrare gli altri, entrare in dialogo con loro, ascoltarli con umiltà, gratuità e povertà di cuore… Vi invito a vivere tutto questo non come uno sforzo gravoso, ma con una leggerezza spirituale: invece di farsi prendere da ansie di prestazione, è più importante allargare la percezione per cogliere la presenza e l’azione di Dio nella città. È una contemplazione che nasce dall’amore.
(Il Faro online) – Foto © Vatican Media