Abusi sessuali sui chierichetti del Papa, chiamato in giudizio il Preseminario

27 ottobre 2020 | 18:35
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Abusi sessuali sui chierichetti del Papa, chiamato in giudizio il Preseminario

Il presidente del Tribunale vaticano, Giuseppe Pignatone, accoglie l’istanza della parte civile: il processo si allarga

Città del Vaticano – Si è svolta nel primissimo pomeriggio di oggi la seconda udienza del processo che vede alla sbarra degli imputati don Gabriele Martinelli, 28 anni, e l’ex rettore del Preseminario, don Enrico Radice, 71 anni. Il primo è accusato dei veri e propri abusi nei confronti di un compagno un anno più giovane (per fatti commessi tra il 2007 e il 2012) e il secondo di aver intralciato le indagini a carico del primo.

In aula erano presenti entrambi gli imputati assieme alla vittima, che si è costituito parte civile, secondo l’art. 54 del Codice di procedura penale. Attraverso il suo avvocato difensore, Dario Imparato, la vittima ha presentato un’istanza di citazione in giudizio, secondo l’articolo 66 del Codice civile, del Preseminario San Pio X e dell’Opera Don Folci alla cui gestione è affidato il Preseminario perché “riteniamo che ci siano responsabilità oggettive nella Istituzione che sovrintende il Preseminario (Opera Don Folci)”. L’avvocato ha parlato di “mancata vigilanza” e “grande negligenza” nel controllo della struttura.

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Imparato ha chiesto altresì l’accesso agli atti dal momento che “non abbiamo nulla di questo processo, solo la richiesta di rinvio a giudizio”. Nel corso dell’udienza, iniziata alle 14.07, il promotore di giustizia vaticano, Roberto Zannotti, ha osservato che “non è prerogativa” della parte civile presentare tale istanza.

Il presidente del Tribunale d’Oltretevere, Giuseppe Pignatone, ha chiesto quale “persona giuridica” fosse citata in giudizio. L’avvocato Imparato ha risposto: il Preseminario “come ente”, “altrimenti la Diocesi di Como” (al quale il Preseminario è affidato). Gli avvocati di entrambi gli imputati hanno presentato un’opposizione all’istanza, quindi la corte si è ritirata per circa mezz’ora.

Sia all’inizio sia quando la Corte si era ritirata, i due imputati hanno parlato a lungo con gli avvocati. In particolare l’avvocatessa Camilli sembrava che stesse spiegando qualcosa a più riprese a Radice che però non ha mai risposto. Martinelli invece sorrideva spesso con l’avvocato, sembrava meno teso rispetto alla prima udienza. Martinelli ha incontrato in Tribunale la vittima: non si sono mai guardati. Alle 15.04, Pignatone ha annunciato la prossima udienza, che si terrà il 19 novembre.

Pignatone ha annunciato che il Tribunale vaticano accoglie l’istanza della difesa della vittima, evidenziando un errore nell’atto, dato dal fatto che nell’istanza l’avvocato dava per scontato che fosse già stata accolta. Il Presidente ha nominato solo il Preseminario e non Opera Don Folci, affermando che l’istanza “è accolta e autorizzata” dal Tribunale vaticano e va notificata a cura della parte civile entro dieci giorni prima della prossima udienza.

Il promotore di giustizia e gli avvocati degli imputati possono proporre eventuali obiezioni, secondo l’art. 69 del Codice penale, entro i tre giorni successivi alla presentazione dell’istanza del legale della vittima. Sui motivi per cui Pignatone non ha nominato l’Opera Don Folci, l’avvocato Imparato, a margine dell’Udienza, ha dichiarato: “Io capisco che ha accolto solo il Preseminario, ma non l’Opera. Ma comunque l’istituzione è affidata all’Opera Don Folci“. Chi è il responsabile? L’avvocato ha nominato don Angelo Magistrelli, rettore del Preseminario e superiore dei sacerdoti dell’Opera.

In definitiva, sono citati in giudizio il Preseminario San Pio X e l’Opera Don Folci, che saranno rappresentati dai loro legali nella prossima udienza di novembre. Nell’istanza non è citata la Diocesi, anche se Preseminario e Opera sono vincolati ad essa.

Le accuse

Don Gabriele Martinelli è accusato di “avere abusato della relazione di fiducia e della autorità” di cui godeva nel Preseminario in quanto coordinatore e tutore degli stessi seminaristi. In particolare costringeva la vittima, di un anno più giovane, “ad atti carnali, di sodomia, rapporti orali, in diversi tempi e luoghi”, nello stesso Stato Città del Vaticano dove si trova il Preseminario, a Palazzo San Carlo, praticamente a pochi passi da Casa Santa Marta (i seminaristi erano normalmente chiamati come chierichetti alle celebrazioni del Papa).

Visto che era “uno dei frequentatori più anziani usava violenza e minacce“. Nell’accusa si parla anche di “atti di masturbazione compiuti sulla sua persona e su quella della vittima“. Il rinvio a giudizio era stato deciso dal Tribunale vaticano il 29 luglio 2019. Don Enrico Radice, l’ex rettore, è sostanzialmente accusato di aver coperto Martinelli, aiutandolo ad eludere le investigazioni.

Prima, il 3 ottobre 2012, scrisse una lettera al vescovo di Como (diocesi alla quale è sostanzialmente affidato il Preseminario), mons. Diego Coletti, affermando che le accuse contro il giovane seminarista non erano vere e parlando di ‘fumus persecutionis’; l’anno successivo diffuse “una falsa lettera” dello stesso vescovo Coletti in cui parlava dell’imminente ordinazione sacerdotale di Martinelli. Nell’interrogatorio preliminare del 2018 affermò infine “con assoluta certezza” che non era mai stato a conoscenza dei “rapporti omosessuali e degli atti di libidine” all’interno del Preseminario. In pratica l’accusa è quella di avere intralciato le indagini.

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