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Il Pontone esonda, cronaca di una notte di paura. Da chi l’ha vissuta

7 dicembre 2020 | 20:24
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Il Pontone esonda, cronaca di una notte di paura. Da chi l’ha vissuta

La testimonianza di Pasquale Di Gabriele, residente di Vindicio e presidente del consiglio uscente di Formia

Formia – 4 volte in 8 anni. Ieri, per la quarta volta dal 2012, il torrente Pontone (che alla sorgente prende il nome di Rio d’Itri) a causa del violento nubifragio che ha flagellato il Golfo, ha di nuovo rotto gli argini, sconfinando nelle case, nei terreni, nei lidi. Sommergendo automobili. Mettendo tre città in allarme e un intero quartiere, quello di Vindicio, in ginocchio (leggi qui).

Difficile provare a raccontare, al di là della cronaca nuda e cruda, quello che è successo. Il terrore negli occhi dei bambini e, soprattutto degli anziani che in quella zona (dove vi è il lungomare più famoso della città di Formia) vi abitano da una vita e che già 8 anni fa hanno subito, proprio a causa del Pontone, la perdita di una vicina di casa, di una cara amica.

Come sono stati quei momenti? Quando devi mettere da parte il naturale sconforto che ti assale e usare la logica, la forza delle gambe, l’agilità della mente per pensare. In fretta. Perché la natura è anche matrigna. Può anche uccidere.

“Un po’ ci fai l’abitudine – racconta, sui suoi canali social, Pasquale Di Gabriele, residente a Vindicio, nonché presidente del consiglio uscente di Formia -. Anche se non fai l’abitudine alle cose pericolose, antipatiche, brutte. Speri che non accada di nuovo. Perché già successe.

La speranza è l’ultima a morire… eppure. Eppure la telefonata arriva. “Sono le sei del mattino. Quando ti chiamano di notte o è un arresto o un vicino che prima di te si è accorto che sta per accadere di nuovo. E se accade, avverti gli altri che ancora dormono (perché il torrente si sveglia quasi sempre di notte). Anche sabato notte mi ha telefonato Flavio. Il torrente stava esondando”.

Sono attimi in cui devi agire, devi tenere lontana la paura. “Partono le telefonate di rito. Spostiamo auto e scooter. Verifichiamo il livello dell’acqua che si alza. Messaggio chat al gruppo whatsapp del comitato, alla protezione civile, alla comandante e al Sindaco.”

Ma mentre il resto della città, quieta, ancora dorme, l’acqua sale. “Ci affacciamo sul parapetto, peraltro incerto (con momentanee transenne) e – prosegue a raccontare il Presidente – ci rendiamo conto che non è come le altre volte.”

Una certezza, che, però, fa tremare, ma non vacillare nella consapevolezza che c’è da mettere in salvo tutti, soprattutto lui: Geppino, 80 anni. “Insistiamo con lui e con la sua badante. Alla fine si convince, ma non prima di avere chiesto “ma il torrente non va al mare?” Ed io più perentorio “Geppino vestiti!”.”

Intanto, il tempo passa. Si sono fatte le sei e mezza. “La badante di Geppino urla… Andrea e io corriamo. L’acqua è già alta davanti casa sua: arriva anche da nord, dall’Appia e lì si concentra in un angolo della morte da ingegneria idraulica. Alta fino al ginocchio di noi due quarantenni e alla vita dell’anziano. La badante in ansia. Urla nel suo italiano. L’acqua sale. È fredda. Molto fredda. Sotto spalla, a sinistra Andrea, a destra io. “Non ce la faccio” grida a più riprese Geppino. Ha perso anche la scarpa. Incede curvo e lento. L’acqua sale, ma non sai a che velocità e non sai in quanto tempo e fino a che altezza salirà. La badante recupera la scarpa. Mancano pochi metri. Romina apre il cancello e Geppino è in salvo. Appoggiato tremolante su una sedia al pianerottolo del piano rialzato di Mimmo, che intanto sta partendo da Roma.”

4 volte in 8 anni. Ma non è ancora finita. “Rientro in casa, il tempo di una doccia veloce e l’acqua è salita nel mio giardino. Sveglio le bambine. Per la prima volta anche il primo piano è a rischio. Saliamo da Alberto. Le rampe delle scale sono coperte di acqua e fango. Saltiamo dalla cucina. Le bambine hanno paura e hanno gli occhi stropicciati dal freddo. Saliamo su. L’acqua sale e inonda tutto: un lago col torrente che non si distingue più.

Come spiegare quello che sta succedendo a una bambina? Quella stessa bambina che, coi suoi occhioni e un immancabile sorriso, stavolta velato, mi chiede “papà, c’è rischio morte?”

Momenti lunghi una vita. “Fortunatamente, dopo due ore defluisce un po’. Vigili Urbani e protezione civile di Formia e Gaeta sul posto. Sindaci di entrambi i comuni, anche l’onorevole Trano. Tutti qui coi funzionari comunali. Italgas ed Enel. La macchina dei soccorsi operativa. Salta la corrente elettrica in tutto il comprensorio. Attilio via chat ci dice alle 17,15 che è tornata. A casa mia no. Chiamo Simone, squadra enel. Viene e cambia i contatori.”

Poi le immancabili polemiche. “La verità – continua a raccontare Di Gabriele, col suo duplice sguardo di cittadino e amministratore – è che la politica si è mossa e tanto e bene in sinergia finora. Ma la politica ha i suoi tempi, che non sono quelli della natura!

Occorre essere coesi e tenaci, come siamo stati finora andando a Roma alla Regione e al Ministero. Non si può rischiare la vita solo perché piove. Non si possono rivedere film horror già visti. Il giorno dopo è quello del fango da spalare, dei cocci da raccogliere, dei vicini in preda a crisi di ansia e voglia di mollare. Domani di nuovo mal tempo previsto. Sarà un altro giorno di tensione. Ma di tenacia e solidarietà, di una comunità – conclude Di Gabriele – che non indietreggia e che senza l’aiuto delle istituzioni avrebbe sofferto ancora di più.”

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