Abusi sui chierichetti del Papa, don Martinelli nega. E spunta una lettera a Bergoglio

10 febbraio 2021 | 18:01
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Abusi sui chierichetti del Papa, don Martinelli nega. E spunta una lettera a Bergoglio

Continua il processo in Vaticano, e in Aula viene citata lettera scritta a Papa Francesco dalla presunta vittima

Città del Vaticano – Nega tutto don Gabriele Martinelli, sacerdote di 28 anni, accusato di abusi sessuali che sarebbero stati commessi tra il 2007 e il 2012 al Preseminario San Pio X, in Vaticano. Durante il lungo interrogatorio – circa due ore davanti al Tribunale Vaticano – don Martinelli, negando ogni accusa, ha detto: “Parlando di abusi hanno colpito me ma volevano colpire soprattutto il Preseminario“. Le accuse, a suo dire, sarebbero il “frutto di divisioni della equipe educativa che poi si riflettevano anche sugli allievi. Stavo sulle balle a molti per il mio carattere e perché cerco di fare ogni cosa il meglio che posso“. Al che, il pg Giampiero Milano, ha obiettato:  “Una congiura nei suoi confronti?”, chiedendo il nesso tra queste divisioni interne e le accuse di abusi.

Le divisioni riguardavano il rito della Messa (preconciliare e postconciliare) e l’idea, poi non andata in porto, di aprire il Preseminario anche  agli universitari. I ragazzi si erano divisi in base alla vicinanza con i sacerdoti che sostenevano l’una o l’altra situazione.

Don Martinelli, più nel dettaglio, ha raccontato anche la vita in seminario, ricordando che la sera i ragazzi dovevano trovarsi nelle loro stanze: un’ex camerata suddivisa in 7-8 stanze più piccole, collocate tutte su un unico corridoio e chiuse con porte in legno e la parte superiore in vetro. “Così don Enrico Radice – la spiegazione- vedeva ad esempio se c’era qualcuno che ancora stava al cellulare e diceva di andare a dormire”. Le porte non venivano mai chiuse, non esistevano chiavi e il rettore entrava in ogni stanza a spegnere la luce.

Per don Martinelli – che ha condiviso per un anno la stanza con il suo accusatore e con un altro ragazzo oggi prete – questo sistema avrebbe impedito che si compissero abusi senza che nessuno se ne accorgesse. Nel corso dell’udienza sono poi stati letti diversi messaggi inviati su Messenger o WhatsApp tra la presunta vittima e don Martinelli, risalenti al periodo in cui entrambi avevano già lasciato il Preseminario. La presunta vittima accusava il sacerdote di avere una “perversione sessuale”, di “essere interessato solo al pene delle persone”, di avergli fatto sempre del male e di averlo messo in cattiva luce con gente, inclusi superiori.

Don Martinelli ha detto pure di aver pensato di fare azioni legali, soprattutto contro la troupe delle “Iene”. Il vescovo gli avrebbe però suggerito che era meglio “non contattare nessuno, aspettare e non avere colloqui coi giornalisti”. Martinelli ha spiegato che quello del vescovo è stato solo un suggerimento: “Non mi ha impedito di denunciare, a me è stata insegnata l’obbedienza al vescovo che vedo come padre e punto di riferimento e ho obbedito. In quei momenti mi sentivo molto confuso”.

La lettera a Papa Francesco

E nel corso dell’udienza spunta anche una lettera che la presunta vittima avrebbe scritto al Papa per raccontare quanto avveniva nel Preseminario. La lettera è stata inviata il 9 giugno del 2017. Non solo: lo stesso ragazzo nel luglio del 2013 aveva inviato una lettera anche all’allora vescovo di Como, monsignor Diego Coletti, in quanto la diocesi, attraverso l’Opera don Folci, è incaricata della gestione del Preseminario.

Altre lettere con accuse di abusi nei confronti di Martinelli, anche anonime, erano arrivate sia all’ex Rettore don Enrico Radice (l’altro imputato nel procedimento), e al cardinale Angelo Comastri, arciprete della basilica di San Pietro dove si svolge il servizio liturgico dei chierichetti del Preseminario.

Le prossime udienze, 24 e 25 febbraio e 17 e 18 marzo, saranno dedicate all’ascolto di alcuni testimoni chiamati in causa. Tra loro mons. Diego Coletti e mons. Oscar Cantone (diocesi di Como). L’udienza ai due vescovi si terrà, secondo quanto stabilito dal Presidente del Tribunale Giuseppe Pignatone, il 25 febbraio. Altri testi verranno invece ascoltati il 24 febbraio. A marzo verrà ascoltata la presunta vittima. Il 18 marzo è previsto un sopralluogo nel Preseminario, luogo dei presunti abusi.

Le accuse

Don Gabriele Martinelli è accusato di “avere abusato della relazione di fiducia e della autorità” di cui godeva nel Preseminario in quanto coordinatore e tutore degli stessi seminaristi. In particolare costringeva la vittima, di un anno più giovane, “ad atti carnali, di sodomia, rapporti orali, in diversi tempi e luoghi”, nello stesso Stato Città del Vaticano dove si trova il Preseminario, a Palazzo San Carlo, praticamente a pochi passi da Casa Santa Marta (i seminaristi erano normalmente chiamati come chierichetti alle celebrazioni del Papa).

Visto che era “uno dei frequentatori più anziani usava violenza e minacce“. Nell’accusa si parla anche di “atti di masturbazione compiuti sulla sua persona e su quella della vittima“. Il rinvio a giudizio era stato deciso dal Tribunale vaticano il 29 luglio 2019. Don Enrico Radice, l’ex rettore, è sostanzialmente accusato di aver coperto Martinelli, aiutandolo ad eludere le investigazioni.

Prima, il 3 ottobre 2012, scrisse una lettera al vescovo di Como (diocesi alla quale è sostanzialmente affidato il Preseminario), mons. Diego Coletti, affermando che le accuse contro il giovane seminarista non erano vere e parlando di ‘fumus persecutionis’; l’anno successivo diffuse “una falsa lettera” dello stesso vescovo Coletti in cui parlava dell’imminente ordinazione sacerdotale di Martinelli. Nell’interrogatorio preliminare del 2018 affermò infine “con assoluta certezza” che non era mai stato a conoscenza dei “rapporti omosessuali e degli atti di libidine” all’interno del Preseminario. In pratica l’accusa è quella di avere intralciato le indagini.

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