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Aviaria a Ostia, il retroscena che non ti aspetti: il virus portato da uccelli migratori cinesi

11 novembre 2021 | 06:35
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Aviaria a Ostia, il retroscena che non ti aspetti: il virus portato da uccelli migratori cinesi

Le autorità erano a conoscenza dei rischi ma gli allevatori non sono stati allertati: “Se le autorità ci avessero informato del pericolo avremmo tenuto gli uccelli protetti al chiuso”

Ostia – L’allerta diffusa sul litorale romano a causa di un focolaio di influenza aviaria (leggi qui) in un allevamento di Ostia Antica, alle porte della Capitale, è massima e nel frattempo ci si interroga sulle cause che hanno dato origine alla malattia. Ebbene, secondo quanto emerso dal colloquio telefonico tra la nostra redazione e i proprietari dell’allevamento in questione (leggi qui), sembra che a portare il virus siano stati “degli uccelli migratori provenienti dalla Cina. O almeno è quello che ci hanno detto le autorità. Sono uccelli migratori malati che sorvolando i nostri territori trasmettono il virus”.

“In questa vicenda c’è un aspetto interessante: nel nord Europa recentemente sono stati abbattuti milioni di capi perché affetti da influenza aviaria (leggi qui). Si sapeva ma a noi allevatori da parte delle Asl o del Ministero non è arrivato nessuna circolare“, afferma Tamara, proprietaria dell’allevamento. E la rabbia è tanta: “Noi abbiamo le casette anti-aviaria. Se le autorità ci avessero informato che nel periodo delle migrazioni avrei dovuto tenere tutti i miei uccelli al chiuso lo avrei fatto”.

“Quando abbiamo visto quello che stava succedendo ci siamo mossi secondo coscienza. Le comunicazioni da parte della Asl e della Regione stanno arrivando adesso, lo ribadiamo, perché noi le abbiamo mobilitate. Se avessero scoperto loro questo focolaio di aviaria, sapendo che dovevamo tenere al chiuso questi animali, noi avremmo passato i guai. E invece abbiamo l’encomio della Asl. Quanti agricoltori avrebbe avuto questo coraggio, col timore di restare chiusi per mesi, senza lavorare? Quanti dopo quello che abbiamo passato, e stiamo passando ancora a causa della pandemia, lo avrebbero fatto?”, si chiede Tamara.

Come si contagia l’uomo

I virus dell’influenza aviaria, di solito, non infettano gli esseri umani, tuttavia, sono stati segnalati rari casi di infezione nell’uomo. La fonte di contagio per gli esseri umani è costituita da volatili infetti che possono trasmettere il virus attraverso la saliva, il muco e le feci. Il virus, infatti, può infettare le persone attraverso gocce disperse nell’aria, mediante polveri inalate (respirate), oppure contaminando oggetti o superfici che possono venire a contatto con le mani e causare il contagio qualora fossero portate alla bocca, agli occhi o al naso. Le infezioni nell’uomo si sono verificate a causa del contatto, senza opportune protezioni (guanti, mascherina…), con volatili infetti o superfici contaminate.

Negli ultimi anni, i virus aviari che hanno provocato un certo numero di infezioni e alcune morti nell’uomo sono stati l’A/H5N1 (circolante dal 1997) e l’A/H7N9 (circolante dal 2013). Il rischio che il virus si trasmetta all’uomo è molto basso, e riguarda persone in stretto contatto con uccelli ammalati o morti di influenza aviaria. I paesi maggiormente colpiti sono Cina, Indonesia, Egitto e Vietnam. La vendita di pollame vivo nei mercati rappresenta un fattore importante nella diffusione del virus. L’influenza aviaria colpisce anche molte specie di uccelli domestici, tra cui polli, anatre, tacchini e oche.

In Italia, dal 1999 ad oggi, si sono verificate diverse epidemie di influenza aviaria in polli e tacchini, ma nessun caso grave tra il personale presente negli allevamenti infetti. Il Ministero della Salute ed il Centro di referenza nazionale per l’influenza aviaria hanno predisposto misure per mitigare e contenere i focolai negli allevamenti in cui sono comparsi e per controllare le persone esposte (principalmente personale addetto alla manutenzione degli allevamenti) ai virus dell’influenza aviaria.

Le forme cliniche causate dai virus dell’influenza aviaria sono state associate con una vasta gamma di malattie, dalla semplice congiuntivite, alla malattia simil-influenzale, alla malattia respiratoria grave (ad esempio, difficoltà respiratorie, polmoniti, insufficienza respiratoria), alla malattia multi-organo. A volte, sono accompagnate da nausea, dolori addominali, diarrea, vomito e malattie neurologiche (alterazione dello stato mentale, convulsioni).

Diagnosi

L’infezione da virus dell’influenza aviaria nell’uomo non può essere accertata (diagnosticata) solo attraverso i segni e i disturbi che provoca. Occorre valutare la probabilità che la persona malata sia stata in contatto con animali infetti ed effettuare test di laboratorio. Di solito, è accertata (diagnosticata) attraverso l’analisi delle secrezioni raccolte da un tampone inserito nel naso o nella faringe durante i primi giorni di malattia. Dopo qualche settimana dall’infezione (conferma diagnostica di caso sospetto), inoltre, possono esser richieste delle analisi del sangue per verificare la presenza degli anticorpi specifici.

Anche la diagnostica per immagini (radiografia del torace) nei casi, sospetti o confermati, di polmonite può essere utile per esaminare le condizioni dei polmoni e intervenire con una cura farmacologica mirata.

Cure

A seconda della forma con cui la malattia si manifesta (congiuntivite, sindrome simil-influenzale o malattia respiratoria severa), la cura (terapia) può essere differente. Sono disponibili farmaci antivirali (Oseltamivir, Zanamivir) che possono ridurre la durata della malattia ed alleviarne i disturbi (sintomi). È importante iniziare la cura prima possibile, entro 48-72 ore da quando si manifestano i segni di una possibile influenza aviaria.

Prevenzione

Un efficace piano di sorveglianza unitamente all’applicazione di rigide misure di biosicurezza, rappresentano i pilastri per la prevenzione dell’introduzione dei virus influenzali negli allevamenti avicoli. Clicca qui per leggere il Piano di eradicazione e azioni di controllo.

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