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Ucraina, Papa Francesco: “Io a Kiev? Stiamo valutando. Se necessario andrò”

3 aprile 2022 | 21:01
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Ucraina, Papa Francesco: “Io a Kiev? Stiamo valutando. Se necessario andrò”

Il Pontefice sul volo di ritorno da Malta: “Il mio un messaggio a Putin? Parlo a tutte le autorità, non faccio doppio gioco. La guerra? È colpa di tutti, che il Signore abbia pietà di noi”. E sul dolore al ginocchio: “Sta migliorando, ma a questa età chissà come finisce la partita”

Dall’inviato a Malta e sul volo papale – Guerra in Ucraina, problemi al ginocchio e il punto sulla due giorni maltese. Sulla conferenza stampa di ritorno dal Viaggio Apostolico nell’isola situata al centro del Mediterraneo, il Papa con i giornalisti parla a ruota libera delle sue condizioni di salute e di quanto sta accadendo oggi in Ucraina.

Francesco, impegnato nel ricco calendario di appuntamenti del Viaggio Apostolico apprende solo sull’aereo dell’orrore di Bucha (leggi qui): “Non sapevo di questo, lo apprendo solo adesso”. Poi, dopo un momento di silenzio, prosegue: “La guerra sempre è crudeltà, sempre è inumana e va contro lo spirito umano. Non dico cristiano, ma umano. È lo spirito di Caino questo. Sono disposto a fare tutto quello che si può per tentare di fermare questa guerra. La Santa Sede, con il cardinal Parolin e mons. Gallagher stanno facendo di tutto, veramente un gran lavoro. Non si può pubblicare tutto quello che fanno per riservatezza e prudenza”.

E, incalzato sulla possibilità di un imminente viaggio a Kiev, Francesco precisa: “Fra le possibilità c’è un viaggio, sì. Uno me lo ha chiesto il presidente polacco Duda: di inviare qualcuno per portare assistenza alla popolazione. E così ho inviao l’elemosiniere Krajeski, che già andato due volte regalando anche un’ambulanza e restando lì un po’ di giorni”.

“La mia disponibilità ad andare a Kiev c’è – ribadisce -. È lì sul tavolo, l’idea c’è. Ma non so se si potrà fare, se è conveniente farla o non farla, o se devo farla. È nell’aria. Ma vediamo. Da tempo era pensato anche un incontro con il patriarca Kirill, ci stiamo lavorando. Come posto si pensa al Medio Oriente”.

Poi la domanda scomoda: “Ha parlato con Putin? Cosa gli direbbe oggi?”. La risposta di Francesco è chiara: “Le cose che ho detto alle autorità sono pubbliche, nessuna delle cose che ho detto è riservata. Lui ha anche parlato col Patriarca e ha fatto una bella dichiarazione. Il Presidente russo l’ho sentito l’ultima volta a fine anno per gli auguri. Col presidente ucraino ci siamo sentiti due volte”. E confessa: “Ho pensato il primo giorno della guerra che dovevo andare a parlare con l’ambasciatore, che è il rappresentante di quella nazione qui, per fare le mie domande ed esprimere le mie considerazioni. Questi sono stati contatti ufficiali”.

Il Pontefice riferisce anche che, sempre tramite ambasciata, ha anche sentito l’arcivescovo maggiore di Kiev. Non solo: “Ogni due tre giorni sento anche Elisabetta Piquè, una vostra collega giornalista, che adesso è a Odessa. Prima è stata a Leopoli e mi racconta la situazione”.

E, parlando di giornalisti, aggiunge: “Io vorrei darvi le condoglianze per i vostri colleghi caduti, di qualunque parte essi siano. Il vostro è un lavoro importante che serve per il bene comune. Non dimentichiamoli, io prego per loro”.
Ritorna quindi sui contatti con i capi di stato: “Tutti i contatti avuti fino a questo momento sono quelli che ho già dato, non faccio doppio linguaggio”.

“Ogni guerra – ammonisce – nasce da un’ingiustizia, sempre, perché seguiamo lo schema di guerra e non quello di pace. C’è un investimento per fare armi. La scusa che si adotta è: ‘Ne abbiamo bisogno per difenderci’. Ma questo non è uno schema di pace. Dopo la Seconda Guerra Mondiale c’era una grande volontà di fare la pace, Ma 80 anni dopo lo abbiamo dimenticato. Lo schema della guerra si è imposto un’altra volta. Non possiamo pensare un altro schema perché non siamo abituati a pensare allo schema della pace. Ma siamo testarda come umanità, siamo innamorati delle guerre e dello spirito di Caino. Non per caso all’inizio della Bibbia c’è questo, lo spirito cainistia di uccidere, invece che nella pace”.

Il Pontefice ricorda quindi le sue visite ai cimiteri militari di Redipuglia e di Nettuno: “Ho pianto leggendo i nomi di tutti quei giovani. Politici e Capi di Stato si riuniscono per commemorare lo Sbarco in Normandia. Ma nessuno ha parlato dei 30mila giovani morti che sono rimasti sulle spiagge. La gioventù non importa? Questo mi fa pensare e mi fa dolore. Non impariamo. Tutti siamo colpevoli, il Signore abbia pietà di noi”.

Nella breve conferenza stampa un giornalista chiede al Pontefice, in questi ultimi giorni claudicante, come va col dolore al ginocchio: “La salute è capricciosa, c’è questo problema al ginocchio che tira fuori problemi di camminamento. E’ fastidioso ma va migliorando. Almeno così posso viaggiare, fino a due settimane fa non potevo fare nulla. Sta andando meglio, ma a questa età non si sa come può finire la partita”.

Bergoglio tira poi le fila del viaggio: “A Malta e Gozo ho visto molto entusiasmo, e di questo sono rimasto stupito. Uno dei problemi è quello legato ai migranti: è grave perché Malta, come la Grecia o l’Italia, sono i Paesi più vicini all’Africa e arrivano tutti qui. Ma i migranti vanno accolti, sempre”, ribadisce il Papa, che torna a invocare un’Unione Europea che non sia unita solo a parole: “Ogni governo deve dire quanti migranti possono ricevere per farli vivere lì.  A questo serve la Comunità Europea, dove però non tutti sono favorevoli ad accogliere. Ricordatevi però che l’Ue è stata fatta da migranti”. E con il pensiero rivolto a Bruxelles lancia un appello: “Non lasciare soli questi Paesi che accolgono. Oggi, parlando con i migranti (leggi qui), ascoltando le loro testimonianze, ho sentito tanto dolore e tanta sofferenze. Ci sono veri e propri lager sulle coste della Libia. Questo è criminale. Ma è anche un problema che tocca il cuore di tutti. E l’Europa, che sta dimostrando tanta generosità con gli ucraini che bussano alla sua porta, dovrebbe fare lo stesso anche con chi arriva da altri Paesi”.

Il tempo stringe e l’atterraggio è imminente. Papa Francesco saluta così i giornalisti che lo hanno accompagnato: “Grazie per il vostro lavoro, spero di rivedervi nel prossimo viaggio. Grazie, e andiamo avanti”.

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