Il Papa: “Dobbiamo sviluppare la mentalità del ‘prendersi cura’: così si costruisce la pace”

1 gennaio 2021 | 13:33
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Il Papa: “Dobbiamo sviluppare la mentalità del ‘prendersi cura’: così si costruisce la pace”

Il Pontefice: “La pace mai è asettica. La pace è nella vita: non è solo assenza di guerra, ma è vita ricca di senso, impostata e vissuta nella realizzazione personale e nella condivisione fraterna con gli altri”

di FABIO BERETTA

Città del Vaticano – “I dolorosi eventi che hanno segnato il cammino dell’umanità nell’anno trascorso, specialmente la pandemia, ci insegnano quanto sia necessario interessarsi dei problemi degli altri e condividere le loro preoccupazioni. Questo atteggiamento rappresenta la strada che conduce alla pace, perché favorisce la costruzione di una società fondata su rapporti di fratellanza”.

Nel primo Angelus del 2021, da Papa Francesco arriva un appello a “sviluppare una mentalità e una cultura del ‘prendersi cura’, al fine di sconfiggere l’indifferenza, di sconfiggere lo scarto e la rivalità, che purtroppo prevalgono” e hanno prevalso anche in questo anno duramente segnato dalla pandemia.

Il Pontefice, che riappare davanti alle telecamere dopo aver saltato il Te Deum di ieri (leggi qui)e la Messa di questa mattina (leggi qui) a causa di una “dolorosa sciatalgia” (leggi qui), nel giorno in cui si celebra la Giornata Mondiale della Pace (leggi qui), ribadisce che tutti, “ogni uomo e donna di questo tempo, sono chiamati a realizzare la pace: non siamo indifferenti a questo. Noi siamo tutti chiamati a realizzare la pace e a realizzarla ogni giorno e in ogni ambiente di vita, tendendo la mano al fratello che ha bisogno di una parola di conforto, di un gesto di tenerezza, di un aiuto solidale. E questo per noi è un compito dato da Dio. Il Signore ci dà il compito di essere operatori di pace”.

E precisa: “La pace non è solo assenza di guerra. La pace mai è asettica, no, non esiste la pace del quirofano [spagnolo: ‘sala operatoria’]. La pace è nella vita: non è solo assenza di guerra, ma è vita ricca di senso, impostata e vissuta nella realizzazione personale e nella condivisione fraterna con gli altri. Allora quella pace tanto sospirata e sempre messa in pericolo dalla violenza, dall’egoismo e dalla malvagità, quella pace messa in pericolo diventa possibile e realizzabile se io la prendo come compito datomi da Dio”.

“La Vergine Maria, che ha dato alla luce il ‘Principe della pace’ (Is 9,6) e che lo coccola così, con tanta tenerezza, tra le sue braccia, ci ottenga dal Cielo il bene prezioso della pace, che con le sole forze umane non si riesce a perseguire in pienezza – la preghiera finale prima dell’Angelus -. Le sole forze umane non bastano, perché la pace è anzitutto un dono di Dio; va implorata con incessante preghiera, sostenuta con un dialogo paziente e rispettoso, costruita con una collaborazione aperta alla verità e alla giustizia e sempre attenta alle legittime aspirazioni delle persone e dei popoli”.

“Il mio auspicio è che regni la pace nel cuore degli uomini e nelle famiglie; nei luoghi di lavoro e di svago; nelle comunità e nelle nazioni. Nelle famiglie, nel lavoro, nelle nazioni: pace, pace. È ora che pensiamo che la vita oggi è sistemata dalle guerre, dalle inimicizie, da tante cose che distruggono… Vogliamo pace. E questa è un dono”, conclude il Papa.

Quindi gli auguri di un buon anno: “Sulla soglia di questo inizio, a tutti rivolgo il mio cordiale augurio di un felice e sereno 2021. Ognuno di noi cerchi di far sì che sia un anno di fraterna solidarietà e di pace per tutti; un anno carico di fiduciosa attesa e di speranze, che affidiamo alla protezione di Maria, madre di Dio e madre nostra”.

Dopo la benedizione, il pensiero del Papa va alle nazioni in conflitto: “Esprimo dolore e preoccupazione per l’ulteriore inasprimento delle violenze nello Yemen che sta causando numerose vittime innocenti, e prego affinché ci si adoperi a trovare soluzioni che permettano il ritorno della pace per quelle martoriate popolazioni. Fratelli e sorelle, pensiamo ai bambini dello Yemen! Senza educazione, senza medicine, affamati. Preghiamo insieme per lo Yemen”.

“Vi invito inoltre ad unirvi alla preghiera dell’Arcidiocesi di Owerri in Nigeria per il Vescovo Monsignor Moses Chikwe e per il suo autista, rapiti nei giorni scorsi. Chiediamo al Signore che essi e tutti coloro che sono vittime di simili atti in Nigeria tornino incolumi in libertà e che quel caro Paese ritrovi sicurezza, concordia e pace”, aggiunge.

Infine, l’immancabile saluto: “A tutti auguro un anno di pace e di speranza, con la protezione di Maria, la Santa Madre di Dio. E per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!”.

(Il Faro online) Foto © Vatican Media – Clicca qui per leggere tutte le notizie di Papa & Vaticano
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