Caso Orlandi, dalla scomparsa alle tombe vuote in Vaticano: 40 anni di misteri

10 gennaio 2023 | 09:56
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Caso Orlandi, dalla scomparsa alle tombe vuote in Vaticano: 40 anni di misteri

Indagini archiviate, intrecci con la banda della Magliana, poi l’apertura delle tombe nel Cimitero Teutonico in Vaticano: i 40 anni del caso Orlandi

Città del Vaticano – Misteri, “depistaggi”, tombe aperte e trovate vuote. Sono passati 40 anni (quasi) da quando Emanuela Orlandi scomparve senza lasciare traccia. Ora il Vaticano vuole vederci chiaro e ha riaperto le indagini (leggi qui) per mettere fine a un cold case sul quale sono state avanzate le ipotesi più disparate.

Figlia di un dipendete vaticano, Emanuela Orlandi scompare senza lasciare traccia il 22 giugno 1983. Aveva 15 anni.  quando Emanuela sparì nel nulla, appena quindicenne. Alle 16 di quel giorno uscì per seguire una lezione di musica all’Apollinare (complesso situato a pochi passi da piazza Navona accanto all’omonima basilica). Da quel momento non si saprà più nulla di lei.

Per 40 anni si sono susseguite indagini, speculazioni e illazioni. La famiglia Orlandi aveva presentato un’istanza per la prima volta nel 2017. Il fascicolo era stato aperto “ma da allora non è stato fatto niente, non è stato interrogato nessuno”, ha denunciato più volte l’avvocato di famiglia, Laura Sgrò, che invano aveva anche chiesto che venisse sentito il boss mafioso Pippo Calò. All’epoca dei fatti, nel 1983, era a Roma, era un personaggio a conoscenza “di quello che succedeva”, collegato alla banda della Magliana, ritenuta, nel novero delle ipotesi, coinvolta nella scomparsa della ragazza.

A maggio era già scomparsa un’altra ragazza romana, Mirella Gregori, coetanea di Emanuela, e i due casi vengono quasi subito collegati. Ma Mirella Gregori, figlia dei titolari di un bar di via Volturno, a Roma, studentessa, non conosceva Emanuela Orlandi, né le due ragazze avevano frequentazioni in comune.

Tornando a Emanuela, quella che sembrava la scomparsa di una adolescente si trasforma in un giallo internazionale che coinvolge in pieno la Santa Sede. Il presunto rapimento finisce infatti per intrecciarsi anche con l’attentato di Agca contro Wojtyla. Il Papa interviene con diversi appelli pubblici. Nel corso degli anni, la presenza di Emanuela viene segnalata in diverse località ma ogni rivelazione risulterà poi inattendibile. E così, senza elementi, la prima inchiesta viene chiusa nel luglio 1997.

C’è poi la “svolta” legata alla banda della Magliana, già collegata alla vicenda Orlandi, rientra in primo piano a giugno 2008 con le dichiarazioni di Sabrina Minardi, compagna di Enrico De Pedis, detto Renatino, uno dei capi della banda. Emanuela, secondo la Minardi, sarebbe stata uccisa dopo essere stata tenuta prigioniera nei sotterranei di un palazzo vicino all’ospedale San Camillo. Ma neanche su questa pista emergono prove concrete. Nulla di fatto neanche dopo le analisi svolte sulle ossa rinvenute nella cripta di Sant’Apollinare, a Roma, nella quale era stato sepolto, in deroga ad ogni norma, proprio De Pedis. Nel 2016 l’archiviazione dell’inchiesta da parte della Procura di Roma, confermata dalla Cassazione.

Nel 2017 la famiglia, che non si è mai arresa, presenta alle magistratura vaticana una nuova denuncia di scomparsa. Nell’ottobre dell’anno successivo un’altra “svolta”: la Santa Sede dà il via libera all’analisi del dna su alcune ossa ritrovate durante dei lavori nella sede della Nunziatura di via Po a Roma (leggi qui). Ma le indagini accertano che non ci sono legami né con Emanuela Orlandi, né con Mirella Gregori (leggi qui).

Nel luglio 2019 si decide di dare seguito a una lettera secondo la quale i resti di Emanuela sarebbero sepolti nel Cimitero Teutonico, in Vaticano, e che per trovarli basta guardare “dove indica l’angelo”. La Santa Sede decide quindi di ispezionare due tombe, quelle delle principesse Sofia di Hohenlohe-Waldenburg-Bartenstein e Carlotta Federica di Meclemburgo-Schwerin. Al loro interno non vengono però rinvenuti resti umani (leggi qui); tuttavia, nell’adiacente edificio che ospita il Collegio Teutonico, viene ritrovato un ossario: tante le ossa umane. Tutte vengono raccolte in ventisei sacchi, sono poi esaminati da un perito. Terminata tale procedura, gli organi inquirenti del Vaticano chiedono e ottengono l’archiviazione del fascicolo penale da parte del giudice unico, il quale ha concede agli
Orlandi di esaminare privatamente i reperti.

Il decreto di archiviazione è stato comunque impugnato dal legale di fiducia della famiglia Orlandi. Gli ulteriori accertamenti, hanno infine escluso la presenza dei resti di Emanuela tra i reperti esaminati. L’avvocato Laura Sgrò ne informa la stampa nel maggio del 2021. Prima di Natale 2022, la proposta di legge per l’avvio di una commissione di inchiesta parlamentare. E nelle ultime ore, la decisione della Santa Sede di riaprire il caso.

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