Gmg, un viaggio di fede. Diario di bordo, giorno 6: tante domande sulla strada del ritorno

7 agosto 2023 | 08:20
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Gmg, un viaggio di fede. Diario di bordo, giorno 6: tante domande sulla strada del ritorno
Gmg, un viaggio di fede. Diario di bordo, giorno 6: tante domande sulla strada del ritorno
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Gmg, un viaggio di fede. Diario di bordo, giorno 6: tante domande sulla strada del ritorno

La Gmg è finita e i giovani del litorale romano, dopo l’incontro col Papa, sulla strada del ritorno, riflettono e pongono domande

Lisbona – L’alba sull’oceano: dopo una notte trascorsa all’addiaccio, in mezzo alla polvere, la carezza di quei tiepidi raggi riscalda l’anima. Il Campo della Grazia, gremito da quasi due milioni di giovani si sveglia al ritmo di musica sacra remixata. Sul palco dove il Papa sta per celebrare messa c’è un prete in consolle che mixa tutti gli inni delle Gmg fino ad arrivare a canzoni pop.

Per i giovani delle Diocesi di Porto-Santa Rufina e Civitavecchia-Tarquinia è una sveglia un po’ “cringe”, ma i problemi, a prima mattina sono altri. Tipo fare venti minuti di fila per usare il bagno. Il sole si alza e quei tiepidi raggi iniziano a essere incandescenti. All’arrivo del Papa, la temperatura sfiora i 30 gradi. Al momento dell’annuncio della prossima Gmg (leggi qui) i 40.

Il Pontefice invita i giovani che hanno colorato Lisbona in questa settimana a Roma nel 2025 per il Giubileo del Giovani e a Seoul nel 2027 per la 38ma Gmg. I nostri ragazzi ci pensano: “No, sarò troppo vecchia”, “Famo tipo Pechino express per arrivare”, “Chissà quanto costerà”. Ma è presto per pensare al viaggio in Asia. Il Santo Padre li saluta, gli passa vicino in papamobile prima di far rientro alla Nunziatura. E, mentre nel pomeriggio Bergoglio corre da una parte all’altra della città per gli ultimi impegni in agenda (leggi qui) prima di volare a Roma e gettarsi in pasto ai vaticanisti sull’aereo papale (leggi qui), per i nostri ragazzi è tempo di visitare la capitale portoghese.

Si pranza poi ognuno, in piccoli gruppi, decide di visitare una zona diversa, un monumento. “Basta chiese”, scherza qualcuno. La Gmg è ufficialmente finita e per i nostri, che rientreranno a tutti gli effetti mercoledì, è tempo di un primo bilancio.

“Alla Gmg do un 7 perché il servizio non è stato dei migliori”, scherza qualcun altro improvvisandosi un famoso chef della tv. Del resto, c’è da comprenderli. Dormire sulle pietre o in grandi stanzoni, con l’acqua e l’uso dei bagni razionati non è certo il top. Ma, logistica a parte, l’evento in se viene promosso a pieni voti da tutti i ragazzi.

Ma ora viene il bello. Sì perché, e chi ha fatto l’esperienza della Gmg ne è testimone (e chi sta scrivendo ne ha vissute due sul campo), quello che è stato vissuto viene pian piano metabolizzato e la prima riflessione che il cervello elabora è una domanda alla quale non vi sono risposte: “E ora che si fa?”. A questa domanda si può rispondere solo con altre domande.

La stanchezza lascia il passo a riflessioni più serie: “Quanto vissuto qui ci ha dato una carica pazzesca. Ora dobbiamo trovare il giusto modo di incanalarla nella direzione opportuna nelle nostre parrocchie, nelle nostre Diocesi e nelle nostre vite. Ci siamo confrontati con altri ragazzi, soprattutto quelli più grandicelli, e il pensiero comune che è uscito fuori è: si dice sempre che i giovani non ci sono ma qui eravamo quasi due milioni. C’è un problema allora: non ci sono i giovani o è la Chiesa di oggi che, nel piccolo, non sa bene cosa offrirgli?”.

Di contro, sorge anche un’altra domanda: “Noi giovani, come possiamo renderci più credibili agli occhi dei grandi? Come possiamo dare più valore alla nostra presenza? Forse – continuano – andrebbe rivista anche la pastorale classica che la fa da padrona ancora oggi seguendo linee guida un po’ vintage per i nostri tempi. Segue sempre una stessa routine che non è molto inclusiva”.

Secondo qualcuno, la “Chiesa di oggi ha paura a confrontarsi con i giovani di oggi. Si tratta di giovani che hanno vissuto una pandemia, stanno vivendo, chi più chi meno, una guerra vicino casa che, in modo indiretto, influenza le proprie vite. Sono giovani costretti a crescere molto rapidamente che però ragionano e, come visto in questi giorni a Lisbona, hanno un cuore grande e tanta voglia di migliorare quello che non va”. Del resto lo ha detto anche il Papa, “rubando” il copyright del mantra di Giovanni Paolo II: “Non abbiate paura di cambiare il mondo”. Restano gli interrogativi però su come, giovani e Chiesa, insieme, possano allearsi per cambiarlo davvero questo modo.

Il tempo stringe, il pullman apre le porte. Inizia il lungo viaggio di ritorno. Come per l’andata, anche questo sarà a tappe: Madrid, poi di nuovo a Barcellona per imbarcarsi e tornare a Civitavecchia. L’estate concederà a tutti il giusto tempo per riposare e riflettere. E chissà, la risposta a questi grandi interrogativi magari arriverà proprio sistemando i bagagli dai quali riemergerà un libro, un oggetto, una maglietta. O più semplicemente un ricordo che sancirà l’inizio di un nuovo viaggio di fede.

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