L'INTERVISTA |
Canottaggio
/
Sport
/

Canottaggio, Venier: “Parigi la mia ultima Olimpiade… ma non so cosa farò da grande”

5 febbraio 2023 | 11:00
Share0
Canottaggio, Venier: “Parigi la mia ultima Olimpiade… ma non so cosa farò da grande”
Canottaggio, Venier: “Parigi la mia ultima Olimpiade… ma non so cosa farò da grande”
Canottaggio, Venier: “Parigi la mia ultima Olimpiade… ma non so cosa farò da grande”
Canottaggio, Venier: “Parigi la mia ultima Olimpiade… ma non so cosa farò da grande”
Canottaggio, Venier: “Parigi la mia ultima Olimpiade… ma non so cosa farò da grande”
Canottaggio, Venier: “Parigi la mia ultima Olimpiade… ma non so cosa farò da grande”

Uno dei più grandi atleti della Nazionale Italiana l’Azzurro della Nazionale. Argento olimpico e vicecampione mondiale nel 2010

Sabaudia – Quando Simone collezionerà la sesta partecipazione della carriera alle Olimpiadi e tornerà da Parigi felice per un’ennesima edizione vissuta (con la scaramanzia degli sportivi in attesa di una ennesima qualifica, magari con medaglia al collo – doppia scaramanzia), si guarderà probabilmente indietro e penserà a quello sport iniziato da bambino che gli ha insegnato ad essere costante, paziente e determinato.

Racconta lui stesso quali siano i valori che il canottaggio gli ha trasmesso. E annuncia a Il Faro online, lasciando spazio sempre al futuro che arriva, che ‘sicuramente le Olimpiadi di Parigi’ saranno le ultime della sua carriera. Da qui parte probabilmente l’emozione più grande di questa intervista. Uno dei grandi atleti dello sport italiano, Venier. Il nome che sempre ha accompagnato gli appuntamenti della Nazionale di Canottaggio e presente sempre nei nomi prestigiosi dei campioni delle Fiamme Gialle.

Se lo sport italiano celebra i suoi grandi figli, Simone Venier è ‘figlio del canottaggio azzurro’. E lo sport non potrà evidentemente dimenticarlo mai. Non lo farà lui nei confronti dello sport. Di uno sport che intanto lui prosegue a vivere e a costruire nella sua carriera, che porta fino a Parigi. E magari oltre. Ancora non lo sa Venier, giustamente. E allora, mentre sogna una ennesima Olimpiade da divere, per cui scenderà ancora in gara per strappare un altro biglietto per la gloria, prepara la stagione del 2023. 4 di coppia prima e poi oggi componente dell’armo azzurro. Non è mai facile cambiare barca e ruolo di canottiere, ma lui è sempre pronto. Si racconta Simone. E descrive la particolarità di queste specialità e ricorda gli anni alle Fiamme Gialle, dal settore giovanile, fino alla categoria senior, passando poi per quei Giochi a Cinque Cerchi che lui stesso ha vissuto e per ben cinque volte. Atene, Pechino (con l’argento al collo nel 4 di coppia con Agamennone, Raineri e Galtarossa). Nomi ridondanti come il suo nel canottaggio olimpico e della Nazionale. Colonne e modelli di questo sport, come lui stesso è. Poi Londra, Rio ed ecco Tokyo. Dove un podio che poteva arrivare con il 4 di coppia (tra le barche più attese) non è arrivato per l’imprevedibilità dello sport, per cui i campioni lo scelgono come sogno. Anche questo è lo sport, anche questo è il canottaggio e si ricomincia poi da quel podio sfuggito, per riprenderlo la volta dopo, magari sotto la Tour Effeil. Lo sport è fatto di sogni, è fatto di quegli allenamenti che portano ad avverare i sogni, è fatto di quei sacrifici di cui i sogni sono impregnati. E allora, con l’umiltà di un campione che sa, sempre c’è necessità di migliorare, lui si rimette in gioco e ricomincia ad allenarsi, a gareggiare e imparare ancora. C’è sempre un traguardo da raggiungere, anche se quel traguardo nel canottaggio, è ‘logisticamente’ dietro le spalle. Si vede solo quando si raggiunge, un punto di bellezza e di mistero per questa disciplina, che ha portato Simone Venier a trovarsi tra le Leggende Azzurre. Come lui stesso è oggi.

Panizza, Gentili, Rambladi e Venier – foto Rambaldi Facebook

Atleta completo come lui confessa per i lettori de Il Faro online e uomo felice con una splendida famiglia insieme a sua moglie Valeria Altobelli e suo figlio Gioele, ha fatto il pieno di medaglie in bacheca. Nove Mondiali svolti, con sei volte fatti col 4 di coppia, due volte con il doppio e una volta nell’otto azzurro, con l’argento del 2010 al collo, altrettanti Europei vissuti. In essi è stato campione e lo è ancora in carica con il 4 di coppia. I cavalieri delle acque, così chiamati nel mondo del canottaggio, sono saliti, e Simone è salito, sul primo gradino a Varese. Sotto il cielo di casa Panizza, Gentili, Rambaldi in team (con Filippo Mondelli nel cuore) e Venier hanno trionfato. Simone si è portato dietro la sua terra pontina e Latina tifa per lui, Azzurro e Leggenda. In bacheca, nella competizione continentale l’atleta delle Fiamme Gialle ha collezionato anche due argenti e un bronzo. E 24 volte è stato campione italiano. Numeri dei Grandi Atleti dell’Italia. E con semplicità e umiltà si racconta, descrivendo l’amore per uno sport che lo ha portato per mano, lontano. Trova un aggettivo per ogni Olimpiade vissuta, entrando in quelle parole e raccontando aneddoti ed emozioni. Solo chi ha una grande carriera alle spalle e davanti a sé può evidentemente narrare esperienze importanti e spiegare pensieri. E’ cambiato il canottaggio in questi anni, lo dice Simone. Barche e tecnologie si sposano ormai per ottimizzare le performance dei campioni e in questo canottaggio del 3.0, il Venier partito da lontano e che nel 2004 ha svolto la sua prima Olimpiade, si è adattato con il giusto piglio e paziente accettazione, guidato da una passione profonda per remo e velocità in barca. Colpisce il suo racconto di Pechino. ‘Accecato’ dalla stanchezza e dal dolore fisico in barca, Simone pian piano si è reso conto dell’impresa realizzata. La gioia che ha trovato in quel traguardo oltre le spalle è stata immensa, indescrivibile.

Non sa quando appenderà i remi al chiodo però. Non ci vuole pensare Simone, con le valigie pronte già per il prossimo raduno nella sua Sabaudia della carriera lunghissima, che inizierà il 6 febbraio. In quelle valigie troverà gli stessi sogni con un pizzico di maturità in più addosso, come lo farà per quelle vogate e quegli allenamenti, come nelle gare. Da bambino, da ragazzo, ora da uomo. Il canottaggio è sempre lo stesso per lui, anche se negli anni sono cambiati metodi e modelli di barche. Nulla è cambiato però per Simone. Neanche il sogno di andare ancora alle Olimpiadi. E Parigi aspetta. In bocca al lupo Campione.

Simone Venier foto Valeria Altobelli Facebook

Caro Simone, iniziamo dal 2023. Tra poco parteciperai a un nuovo raduno a Sabaudia (dopo i precedenti a cui hai già preso parte). Come ti approcci ad esso, in preparazione dei prossimi impegni agonistici?

“Ogni ritiro con la Nazionale per me è importante. Sono a contatto diretto con il resto della squadra ed è uno dei momenti in cui mi posso confrontare e migliorare, sia dentro che fuori la barca, dando tutto me stesso”.

Sei uno degli Azzurri più longevi in Nazionale. Hai scritto una pagina lunghissima e importante nella storia del canottaggio azzurro. Che atleta sei oggi? E che persona sei diventata grazie al canottaggio?

“È passato qualche anno ormai da quando ho iniziato questo sport, ma non me ne sono mai reso conto. Ho sempre guardato avanti, pensando a cosa devo fare e cosa dovrò fare, senza mai guardare al passato.

Oggi come atleta mi sento più completo, ma allo stesso tempo mi ritrovo a dover migliorare alcune qualità tecniche e fisiologiche che a vent’anni, per esempio, le avevo facilmente.

Il canottaggio mi ha insegnato molto, ed i suoi insegnamenti li ho ritrovati nella vita quotidiana. Costanza, umiltà, pazienza, amore, rispetto, adattamento, ho imparato a rialzarmi dopo una delusione, ecco queste sono solo alcune delle tante cose che ho imparato”.

Le prime Olimpiadi della carriera sono state quelle di Atene. Poi non sei mancato mai ai Giochi successivi. Come si fa ogni volta a ricominciare una splendida avventura a Cinque Cerchi, tra qualifica e partecipazione?

“Le Olimpiadi sono l’evento per eccellenza di un atleta. Fin da quando ero bambino le sognavo, e sognavo di poter realizzare i miei sogni. Ho sempre creduto in quello che facevo ed oggi ancor di più. Come hai ben detto, la qualifica e la partecipazione sono delle avventure in cui non si deve mai smettere di sognare, mantenendo sempre accesa quella fiamma che ti brucia dentro e ti porta a fare di tutto, superando anche quei limiti e quegli ostacoli che sembrano insormontabili”.

Atene, Pechino, Londra, Rio, Tokyo. In Cina hai conquistato l’argento nel 4 di coppia. Cosa ricordi di quel giorno? Per le altre Olimpiadi, puoi darti un aggettivo per ogni competizione a cui hai partecipato?

Ogni Olimpiade è diversa e lascia dentro dei segni indelebili. Quella di Pechino è stata indubbiamente la più bella, anche grazie al risultato che l’ha resa tale. Ricordo che era una splendida giornata, c’era caldo torrido ed un silenzio agghiacciante. Sapevamo di poter fare un ottimo risultato, anche perché avevamo battuto la Polonia in Coppa del Mondo, pluricampionessa del mondo in carica e candidata alla vittoria. Tra noi quattro c’era un grande feeling, avevamo rispetto e fiducia nel proprio compagno di barca, sapendo di poter fare affidamento l’uno con l’altro, tant’è che ancora oggi lo abbiamo conservato.

Galtarossa, Venier, Agamennoni, Raineri argento olimpico foto ConiSocial Instagram

Durante la gara credevo di “morire”, ma sapevo di aver lavorato tanto per quel momento e di essere pronto per portare a termine in mio obiettivo. All’arrivo ero incredulo, felice, confuso dal dolore, ricordo ancora molto bene che la testa mi esplodeva e mi fischiavano le orecchie. Piano piano ho iniziato a prendere coscienza che era tutto vero, quello per cui avevamo lavorato tanto si era realizzato.

L’ Olimpiade di Atene è stata per me la prima, l’aggettivo che posso dare è sicuramente inesperienza.

Pechino è stata quella del riscatto, completa e quindi stupenda!

Per Londra direi improvvisata. L’equipaggio, con cui abbiamo affrontato quelle Olimpiadi, è stato selezionato poco più di due settimane dall’inizio delle gare, passando dalla specialità di coppia a quella di punta.

Rio de Janeiro è stata inaspettata. Ormai delusi e rassegnati, arriva la notizia della squalifica della Russia da parte del Cio. Essendo, quindi, l’otto italiano il primo equipaggio a rimanere fuori dalle qualifiche, siamo stati ripescati a dieci giorni dall’inizio dei Giochi.

L’ Olimpiade di Tokyo, invece, è stata quella della beffa, della delusione. Una Olimpiade particolare, dopo un anno di pandemia che ci ha stravolto la vita, si sono svolte sotto i controlli del comitato organizzatore, in assenza di pubblico e contatti esterni.

La nostra era forse la gara tanto attesa, la gara su cui molti puntavano. Dagli allenamenti in raduno e dai test, avevamo tutte le carte in regola per riportare a casa quell’oro che manca da Sydney… purtroppo le cose non sono andate così, a metà gara circa è successo quello che mai avremmo voluto succedesse, e dalla prima posizione in cui eravamo, abbiamo chiuso con un quinto posto che non meritavamo affatto. Ma anche questo è lo sport e come ho detto prima, quando si cade ci si rialza sempre”.

La prossima Olimpiade sarà quella di Parigi. Vuoi partecipare ad essa? Potrebbe essere l’ultima della carriera per te?

Simone Venier e Valeria Altobelli foto Venier Facebook

“Si, punto a Parigi 2024. Manca poco più di un anno, mi sento bene, la mia famiglia mi sostiene, le Fiamme Gialle anche e voglio provarci. Penso che sarà sicuramente la mia ultima, anche se ci sono vogatori che hanno remato più a lungo, ma non posso fare pronostici”.

4 di coppia e armo azzurro. Barche diverse e impegnative. Come si fa ad adattarsi e remare specialità diverse?

“Il quattro di coppia è sempre stata per me la barca amata fin da quando ero bambino, è la barca con cui l’Italia ha conquistato le medaglie più belle ed emozionato. Ho gareggiato su quasi tutte le imbarcazioni, passando dalla coppia alla punta, e da “pari a dispari”. Ci vuole molto adattamento, soprattutto dopo anni nella stessa specialità, ma sono stato abituato da sempre al cambiamento anche per esigenze societarie quando si era impegnati in gare come quella nell’otto per esempio. Non mi costa particolare sforzo, l’importante per me è dare il massimo ed andare veloce”.

Come è cambiato il canottaggio in questi anni? Barche, squadre, tattiche. Secondo te quali progressi ha avuto o peggioramenti? E qual è la sua bellezza?

“Il canottaggio con gli anni si è evoluto. Ricordo che quando ero bambino usavo imbarcazioni in legno, scalmi in alluminio, ed erano abbastanza pesanti, per non parlare della forma delle pale dei remi. Ora è tutta fibra di carbonio, gli scalmi hanno la forma di ali, le pale sono studiate per lo scorrimento che hanno in acqua, e sono molto più leggere. Gli allenamenti sono diventati più specifici per le varie caratteristiche da migliorare.

Le gare si vincono sui decimi di secondo ed a volte sui centesimi, non ci sono più gare dove si vince con ampi distacchi. Il gesto tecnico invece ha mantenuto i suoi principi, ci sono concetti fondamentali su cui stare molto attenti ed ascoltare sempre la barca, perché sembra assurdo ma lei ai vogatori parla”.

Da sempre atleta delle Fiamme Gialle. Quali emozioni ti suscita questa appartenenza? E, che cosa vuole fare Simone da grande?

“Sono nato e cresciuto nelle Fiamme Gialle, a 10 anni sono entrato nel settore giovanile ed a 19 mi sono arruolato nella Guardia di Finanza.

È un senso di appartenenza, gratitudine e riconoscimento per tutto quello che mi ha dato e sta continuando a dare. È sempre stata la seconda casa, grazie alle Fiamme Gialle ho potuto realizzare i miei sogni ed essere la persona che sono oggi. Mi sono sempre sentito apprezzato e ben voluto da tutto il personale che ne fa parte, e questo è per me motivo di affetto reciproco.

Non so cosa ne sarà di me quando appenderò il remo al chiodo, preferisco non pensarci per il momento e godermi ancora questi anni da atleta, quando sarò più grande ci penserò e sono sicuro che le Fiamme Gialle, come sempre, sapranno consigliarmi bene”.

(foto@SimoneVenier-Facebook)

Il Faro online – Clicca qui per leggere tutte le notizie di Sport
Clicca qui per iscriverti al canale Telegram, solo notizie di Sport

 ilfaroonline.it è su GOOGLE NEWS. Per essere sempre aggiornato sulle nostre notizie, clicca su questo linke seleziona la stellina in alto a destra per seguire la fonte.

Leggi Anche